Colonia, ci rifletto.

Questo è quanto, oltre non saprei. Ho assistito a reazioni scomposte, giustificazionismi ammorbanti, cronache alate, congetture e scoppi di ira. Ho scelto di riflettere giorno per giorno, e sono arrivata proprio dove ero partita….peccato.

9 gennaio 2016 12:52

Continua a sfuggire il dato politico. In piazza, a Colonia come ai Ciompi (Piazza dei ) alcuni immigrati etnicamente riconoscibili come arabi e magrebini, hanno trovato una identità spendibile, una bandiera, una appartenenza identitaria da usare per ‘essere’. La paura, la potenza evocativa e la forza che questa bandiera gli da è come una griffe, per alcuni, uno status symbol, una dimensione esistenziale. Non credo che lo spacciatore magrebino o il molestatore seriale o quello che mi minacciò coll’arcaico gesto del pollice passato sulla gola, o che disse ‘taci donna’ a una mia amica abbiano in grande considerazione i precetti del corano, hanno un substrato culturale che non si è mai affrancato dalla arcaicità di cui anche il corano è portatore, ma ora sanno di farci paura seria, e sanno anche che se nel daesh sarebbero i primi ad essere fatti fuori, da qui possono usare quel terrore e questo, sostanzialmente questo vuole il califfato. Allora, ad ogni stronzo che domattina si alza e in un sussulto di idiozia molesta ficcherà la scusa dell’isis nella rivendicazione di un qualsiasi atto criminale, facciamogli sapere che non ci si crede proprio e che siamo capaci di discernere perchè siamo stati capaci di dividere dio dalla politica, dio dalla condizione esistenziale, dio dalla vita civile, e non facciamoci tentare da un dio migliore, perchè rischiamo veramente il suicidio. La politica imperialista del daesh e prima ancora di al qaeda, usa lo spot aggregante come arma, si autopromuove e si rafforza internamente con gli attacchi e la destabilizzazione del nemico esterno, l’occidente, quindi, rafforziamoci attraverso una reale opposizione culturale, senza benaltrismi e mea culpa, senza piagnistei e diavoli da esorcizzare. E’ l’unica.

8 gennaio 2016  18:22

Come era prevedibile si stanno aprendo tutti i fronti che prevedevo. Perchè quando si parla di donne si fa per le donne sulle donne nelle donne in quanto donne. I fatti di Colonia (e altrove) indipendentemente da quanti li abbiano agiti e quanti li abbiano subiti sono principalmente stati un attacco alla libertà di tutti, uomini donne e quant’altro, e non ci casco nel ridurre tutto a ‘quanti’ e a chi, perchè io sono parte attiva e fattiva di una cultura in divenire che si basa sull’estensione dei diritti e delle libertà, e non mi interessa tornare ad essere ‘corpo’ o oggetto di scandalo o di conservazione, io sono una parte di questa civiltà in divenire e tale voglio restare, io sono questa società e questa cultura e in questa società e in questa cultura io trovo me stessa e le mie battaglie, e con questa società e con questa cultura intendo intraprenderne altre, in nome e per conto dell’unica parola d’ordine che mi riconosco, razionalità e laicità, per il resto ho già dato.

6 gennaio 2016 19:58

Tornando ai fatti di Colonia a capodanno: io vivo in un quartiere dove la presenza di immigrati economici – non di profughi e ci tengo a precisarlo perchè è evidentemente giunta l’ora perchè il messaggio sia fruito correttamente – magrebini in particolare, è piuttosto densa. Ho avuto scontri anche violenti con la misoginia e l’arroganza, ho sempre ragionato, ho sempre elaborato. Ma ora la questione si allarga, si complica, si fa tangibile scontro, qui come altrove, e da tempo lo si sentiva nell’aria. Ora c’è un quid identitario in più, c’è un rafforzamento dell’atteggiamento misogino ( e antioccidentale, diciamocelo) che agisce come suggestione unificatrice, conferendo a molti confusi e sperduti soggetti, una sorta di legittimazione culturale, una forza di appartenenza che ne fa un branco, una gang etnica, razzista e prepotente, che trae forza dal clima e dalle paure e dalle azioni legate al terrorismo islamista. Gente che se ne strafrega della questione religiosa, ovviamente, e che trae però identità da quella ‘forza’. La risposta non è l’idiotismo xenofobo, nè la creazione di ghetti mentali o reali, la risposta, credo, si trovi nella necessità di sgombrare il campo da ogni equivoco, cominciare a chiamare le cose con il loro nome e continuare a estendere e difendere diritti e laiche conquiste, non fermarsi e non cedere di un passo, opporre identità a identità, senza pretendere di integrare o assimilare chi non vuole, e legittimamente, essere integrato e quindi assimilato, ma difendendo e senza fermarsi mai, quello che abbiamo di buono, prima fra tutti, la libertà e l’affrancamento da ogni dio.

5 gennaio 2016 12:39

Lancio di agenzia “Colonia, a capodanno un migliaio adi uomini ggredisce decine di donne” (letterale)  E qui mi fermo, prendo fiato, cerco il bilancino della ragione e poi, dopo attenta pesatura mi esprimerò. Certo di impeto mi assale l’ira e, non lo nascondo, quel panico primitivo che doveva essere in ogni donna ai tempi della caccia alle streghe e che ancora c’è, di sicuro, anche nella mia condizione. Ma mi fermo, perchè se a qualcuno capita di pensare di sollevare gli animi solleticando l’arcaico ‘avremo le vostre donne’ io non ci sto, e dovrò essere pronta a difendermi da troppi, intanto rifletto.