dove, come, perchè…chissà.

A me pare di una ovvietà terrificante, ma forse sbaglio per eccesso d’amor di analisi pedante, eppure mi pare una cosa evidente: il daesh, come al qaeda (letteralmente ‘la rete’) ha ‘inventato’ un metodo, una sorta di strategia mediatica che, poggiando sulla suggestione e agendo sulla debolezza intrinseca di un occidente in crisi identitaria post-ideologica, economica, e, non per ultimo, in pieno vulnus elaborativo dei nuovi media e delle nuove teconolgie, millanta e fascina tramite una rivelazione e una missione. Rivelazione religiosa ma anche esistenziale, totalizzante e conseguentemente a modo suo rassicurante e finalizzante. Tale suggestione e tale strategia divulgativa funziona producendo una sorta di effetto domino, su base, in gran parte, etnica ma non solo, e mano a mano che l’effetto agisce altre tessere vi si aggiungono per essere travolte entrando nel gioco che ormai è diventato una sorta di risposta fattiva e agente,
autodistruttiva per chi si fa tessera, ma utilissima per le aspirazioni politiche espansionistiche e imperialistiche di chi ha iniziato il gioco. Un terrorismo che non appaga altro che i bisogni e le debolezze di chi lo mette in opera, porta acqua a un progetto politico totalitario antistorico e letale, sposta tutto su un piano assolutamente irrazionale al punto di, se non stiamo attentissimi, renderci tutti irrazionali e quindi privi di difese, mentali culturali esistenziali e culturali, valide e funzionali.

Terrificante e destabilizzante per prima cosa il fatto che  in occidente questi ‘lupi solitari’ non sono, come siamo abituati a pensare ai terroristi, militanti di una organizzazione nel nome e per conto della quale agiscono, ma agiscono per appartenervi, e vi si votano senza avere più niente da perdere perchè  l’affiliazione sta nella gratificazione del martirio autoinflitto, immolazione a una causa che, così, diventa sfuggente per quanto ‘assoluta’. (scritto e non riletto)