ATTENZIONE POST AD ALTO CONTENUTO DI ANTIPATIA, se ne sconsiglia la lettura a tutti coloro che non sopportano i blasè…
Cannes aveva una giuria presieduta dai fratelli Cohen, due tra i migliori cineasti di respiro internazionale, poliedrici, ironici, dissacranti, coraggiosi, a volte pedanti, comunque vivi e vegeti. L’Italia si è presentata al festival con tre, dico tre, celebranti, unti estetico-esistenziali della disfatta, mortifera e paludosa, di questo paese. Tre cantori della sconfitta, della morte, della assoluta mancanza di autoironia, della rivendicata necrosi di una borghesia ferale, orfana e pentita, paludata da 50 anni di saccenteria e 20 di sconfitta totale, morti in posa e con grande spargimento di visioni, ma irrevocabilmente morti. Io non ho visto nessuno dei tre film italiani, saranno bellissimi, probabilmente, ma il problema è che io li ho già visti pur non vedendoli, e sono un pò stanca di non imparare mai, di non soprendermi più e di vegliare il morto…