E l’Impero romano cade, e i suoi ori e i suoi intrighi, e i leoni e i trionfi con le scimmie e le plebi urlanti. Cade portandosi dietro gli orrori delle arene, il fornicare tra i marmi, i marmi parlanti e il sudore e la polvere,e il fornicare tra i marmi tra una trama da trivio e una tra cesari. Cadono le plebi sempre urlanti, necessariamente urlanti, nella suburbe, con ceste di verdure e carnieri di selvaggina, nei pressi del tempio, quello tra i tanti, tra i marmi.Cadono i lascivi patrizi e gli ori e gli intarsi illuminati da torce dissolute, cadono le viziose matrone ai piedi del potente, cade dal triclino e impreca con la voce impastata il triturante Triamalcione. L’impero romano è caduto e sopra il circo del feroce Nerone sboccia san Pietro, e gli ori e i marmi e i cristi traditi, e fornicare sui velluti porpora, tra i marmi e gli intarsi,e si alza la voce impastata del porporato Trimalcione. Cade l’impero romano, tra gli ori e i marmi, le plebi urlano, e si tradisce cristo in nome suo. Tutto questo al cinema, da decenni…tra le urla e il giubilo delle plebi che urlano, necessariamente, per contratto. Io ne ho le palle sature, da sempre.