L’effetto della totale irrazionalità fatta politica è quello di innescare, in alcuni, il desiderio di attaccarsi a una sorta di galleggiante razionalistico che finisce per ancorare al sicuro porto del conosciuto e fatti non fummo, si dice, per viver come appesi.
Un pedagno che è li che galleggia, attaccato al suo cordame e appesantito da cirripedi, lepadi e alghe, e che da tanto tempo, da tanto tempo galleggia e beccheggia e ha la sua storia da raccontare, ma niente, veramente niente può rivelare su quello che accade, ora, in mare aperto e niente può sapere di quello che accadrà e niente può, è evidente. O solo aiutarci a prendere il largo, fuggendo alla sua stessa, statica, deriva.
E allora,per quel che mi riguarda, taglio la cima, mi invento una vela e cerco la bolina, mi sono annoiata di star li ad ascoltare le storie gloriose del galleggiante e dei relitti che ha visto passare e degli annegati e degli stremati che ha accolto o lasciato annaspare, e di tutto quello che ancora potrebbe fare, e della sua grande carriera, e di coloro che la progettarono e dei sicuramente provvidi e accorti che la posero vicina ai frangiflutti. Ormai mi pare chiaro, e da tempo, che nè i suoi racconti nè la sua irresistibile e complessa struttura nè quelli che vi si aggrappano con devozione vera nè quelli che vi si attaccano per farla loro, nessuno potrà mai andare oltre quel fluttuare.
L’unica è partire.
(scritto e non riletto)