La politica dovrebbe essere il luogo dove si aggregano istanze e se ne fa governo, non onanismo o anelito.
Istanze precise, precisi fini, chiari e netti obbiettivi, relativi sempre e comunque ai tempi, alle possibilità e alla percezione, senza la pretesa di diventare salvazione o consenso o fede, senza mai perdere di vista l’utilità sostanziale della contraddizione e della dialettica.
La politica poi, dovrebbe essere capace di dimostrare, e agire, la necessità dell’inclusione per generare mutazione e , soprattutto e finalmente, apprezzare la vertigine dell’arte del relativo e del possibile.
Relativo e possibile, due concetti di cui ignoriamo, e con un certo orgoglio, l’essenza e l’uso. Abbiamo sempre preferito l’oggettivo e l’improbabile, siamo inclini alla intransigenze esistenziali, agli accomodamenti semantici, alla coltivazione intensiva di ansie da abbandono e separazione irrisolte.
Relativo e possibile, due parole che descrivono e annunciano evenienze e opportunità.
Oggettivo e improbabile, due fallimenti annunciati nell’enunciato che li annuncia. Una noia mortale, come stiamo vedendo in questi tempi.
Un pensiero laico e progressista, forse incarnato dai quei 13 milioni (voto piu’ voto meno) di non votanti alle ultime elezioni politiche ?
Forse un modello di vita e di governo di tipo Svizzero ?
Chissa’ magari modello Nuova Italia (proviamo ad essere originali per una volta), direi relativo e possibile !!!
Mi trovo in sintonia con questo pensiero, mi sto preoccupando, ultimamente mi trovo spesso in sintonia con cio’ che scrivi, scrivi piu’ spesso sul blog !!!
😉
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buono
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