Il voto a Grillo,per molti, doveva essere solo lo sputo, quello che – si dice- sia ineguagliabile nella rimozione di sporco e aloni da vetri e specchi.
Lo sputo sullo specchio in cui ci guardiamo compiaciuti mentre ci lamentiamo o ci indigniamo o ci esaltiamo e che comunque ci esonera da ogni responsabiltà in quanto signore e padrone unico delle parvenze che riflette, e che ormai era diventato lordo al punto da non poter neppure più assolvere al suo compito di assoluzione.
Ma troppi hanno sputato, e imprevedibilmente, tutti insieme, e ora non sappiamo più dove guardarci e dove ritrovarci e a chi dare la colpa, resta solo quell’enorme e inane e massa di inutile muco, e il rischio è di affogarci, sul serio.
Doveva arrivare questo momento: quello specchio avremmo dovuto romperlo tanti anni fa e magari accollarci i sette anni di disgrazie : un anno di smarrimento, uno di ripensamento, uno di rinuncia alle appartenenze apodittiche e rassicuranti, uno per imparare ad essere liberi, uno per faticare per restarlo, uno per scindere la politica dalle pastoie e dalle sicurezze esistenziali e uno per trovare la dignità di cittadini che non abbiamo mai voluto, sette e non necessariamente in questo ordine.
Ora possiamo solo annaspare, e aspettare che quella bava si secchi da sola come è naturale che avvenga per la sua già asfittica natura e poi torneremo a guardarci, sperando di trovarci uguali, nel solito specchio, forse tirato a lucido, ma di sicuro sempre lo stesso, perchè, diciamocelo, ci piace.
(scritto e non riletto, per ovvi motivi)